Nella seconda parte della guida alla Carmen approfondiremo la travagliata genesi del libretto, confrontandolo anche con la novella di Mérimée dal quale è tratto per poi concentrarci sul racconto delle due serate che, nel bene e nel male, hanno segnato il destino dell'opera: il tragico flop di Parigi e il trionfo a Vienna.
La genesi del libretto e le modifiche alla partitura
Sarebbe impossibile capire il senso del libretto di Carmen se non si considerassero le analogie e le differenze tra l’opera lirica e la novella di Mérimée.
La prima differenza è data dal genere rispettivamente una novella ed un libretto d’opera; Mérimée, per far risaltare la degenerazione di Don José, sceglie di fare raccontare la storia in prima persona al brigadiere stesso. I librettisti Meilhac e Halévy, per raggiungere gli stessi obiettivi, dovettero utilizzare una tecnica diversa, quella della contrapposizione. La storia viene raccontata mettendo a confronto i personaggi principali: Don José/Escamillo – Carmen/Micaela. Don José, a livello di temperamento e personalità, è l’esatto opposto del torero Escamillo e la stessa cosa vale per Carmen e Micaela.
Bizet partecipò personalmente, con appunti e note a Meilhac e Halévy, alla stesura del libretto. Il compositore era un ammiratore di Mérimée, tanto che avrebbe musicato l’intera novella; furono i librettisti a frenare i facili entusiasmi del maestro proponendo modifiche e tagli volti non solo a ridurre la storia, ma anche ad attenuarne alcuni degli aspetti più crudi.
I librettisti scelsero di eliminare alcuni personaggi (ad esempio il marito di Carmen) e dare risalto ad altri (Escamillo che nella novella si chiama Lucas ed è una figura assolutamente secondaria ed incolore). Rispetto al testo di Mérimée cambia anche l’ambientazione del finale: nella novella una landa desolata tra le montagne – dove José ha appena sepolto il cadavere di Carmen- nell’opera di Bizet la Plaza de Toros di Siviglia in un giorno di festa.
Le modifiche volute dai librettisti ebbero il merito di rendere la vicenda più chiara e fluida eliminando dettagli inutili che avrebbero appesantito inutilmente l’opera.
Se si possono rintracciare nel libretto degli elementi di continuità con Mérimée è solamente grazie a Bizet. Fu il compositore a volere che, nel IV atto, i dialoghi di Mérimée fossero ripresi quasi per intero; Bizet fu l’unico a capire fino in fondo le peculiarità di Carmen come donna e a descriverne la vera essenza. La habanera e la scena delle carte (III atto), sono i momenti che delineano, più di ogni altro, il personaggio di Carmen: i testi di entrambe le arie furono scritti da Bizet stesso.
La partitura dell’opera, oltre alle modifiche effettuate da Guiraud già citate in precedenza, subì numerosi rimaneggiamenti da parte del compositore. I ripensamenti di Bizet sono imputabili primariamente all’esigenza di ridurre i tempi. Anche dopo i tagli l’opera risultò comunque troppo lunga: la prima rappresentazione di Parigi durò quattro ore e mezza intervalli compresi!
Bizet si trovò quindi costretto a fare delle scelte dure che implicarono anche il sacrificio di pezzi musicali davvero notevoli. Tra le scene accorciate si ricordano soprattutto la partenza della guardia uscente, il coro delle sigaraie, il lancio del fiore e il duello tra José ed Escamillo. Il IV atto, il più breve, fu ridotto notevolmente rispetto alle intenzioni originarie; l’epilogo della vicenda, con la morte di Carmen, si esaurisce nel giro di una decina di minuti.
Dall’Opéra-Comique a Vienna
Il 3 marzo 1875, giorno in cui Bizet fu insignito della Légion d’Honneur, Carmen andò in scena per la prima volta all’Opéra-Comique di Parigi. In sala erano presenti alcune delle più importanti personalità musicali francesi dell’epoca (Massenet,Offenbach, Gounod) nonché personaggi di spicco del mondo della letteratura tra cui Alexandre Dumas figlio.
Il ruolo di Carmen era stato affidato a Célestine Galli-Marié, quello di don José a Paul Lhérie.
Come racconta Halévy in una lettera ad un amico, l’inizio fu positivo ed incoraggiante. Il primo atto fu ben accolto con tanti applausi per le arie principali e chiamate al proscenio per gli interpreti. L’entusiasmo fu palpabile fino alla canzone del toréador del II atto che segnò l’inizio della fine. Nel III atto ci furono applausi solo per l’aria di Micaela mentre il IV atto fu accompagnato dal silenzio glaciale di un pubblico scandalizzato e seccato.
Alla fine dell’opera Bizet fu consolato soltanto da pochi amici. Gounoud lo accusò di aver copiato da lui la musica dell’aria di Micaela del III atto.
Il giorno dopo la stampa non fu clemente: i critici più conservatori accusarono Bizet di wagnerismo, altri criticarono aspramente l’immoralità e lo spietato realismo della storia. La sola voce favorevole fu quella di Théodore de Banville per il quotidiano Le National che lodò Bizet per aver creato un’opera con uomini e donne “reali” al posto delle abituali “marionette” dell’Opéra-Comique.
Le repliche di Carmen proseguirono per circa un anno ma l’interesse del pubblico fu alquanto scarso; l’opera di Bizet si guadagnò però i complimenti di Cajkovskij che assistette ad una delle repliche. Il famoso compositore russo scrisse:“Carmen è un capolavoro, in ogni senso della parola… una di quelle rare creazioni che esprimono gli sforzi di un’intera epoca musicale”.
A Parigi Carmen cadde nel dimenticatoio: non sarà più ripresa fino al 1883. Ma il destino dell’opera era un altro.
Poco prima di morire Bizet aveva firmato un contratto con l’Opera di Vienna. Con le modifiche apportate da Guiraud Carmen andò in scena all’Opera di Corte di Vienna il 23 ottobre 1875; fu un successo clamoroso.
Wagner e Brahms lodarono Bizet per il suo straordinario lavoro.
Vienna segnò l’inizio del successo di Carmen, un successo che persiste tutt’ora e che ha reso l’opera di Bizet, uno dei capisaldi del repertorio operistico internazionale.
Un’opera che è un capolavoro, un’opera che, come il suo compositore, non fu inizialmente capita… un’opera che ha saputo guadagnarsi, grazie alla potenza, all’armonia e all’equilibrio della sua partitura, un posto d’onore nell’Olimpo della musica.
La genesi del libretto e le modifiche alla partitura
Sarebbe impossibile capire il senso del libretto di Carmen se non si considerassero le analogie e le differenze tra l’opera lirica e la novella di Mérimée.
La prima differenza è data dal genere rispettivamente una novella ed un libretto d’opera; Mérimée, per far risaltare la degenerazione di Don José, sceglie di fare raccontare la storia in prima persona al brigadiere stesso. I librettisti Meilhac e Halévy, per raggiungere gli stessi obiettivi, dovettero utilizzare una tecnica diversa, quella della contrapposizione. La storia viene raccontata mettendo a confronto i personaggi principali: Don José/Escamillo – Carmen/Micaela. Don José, a livello di temperamento e personalità, è l’esatto opposto del torero Escamillo e la stessa cosa vale per Carmen e Micaela.
Bizet partecipò personalmente, con appunti e note a Meilhac e Halévy, alla stesura del libretto. Il compositore era un ammiratore di Mérimée, tanto che avrebbe musicato l’intera novella; furono i librettisti a frenare i facili entusiasmi del maestro proponendo modifiche e tagli volti non solo a ridurre la storia, ma anche ad attenuarne alcuni degli aspetti più crudi.
I librettisti scelsero di eliminare alcuni personaggi (ad esempio il marito di Carmen) e dare risalto ad altri (Escamillo che nella novella si chiama Lucas ed è una figura assolutamente secondaria ed incolore). Rispetto al testo di Mérimée cambia anche l’ambientazione del finale: nella novella una landa desolata tra le montagne – dove José ha appena sepolto il cadavere di Carmen- nell’opera di Bizet la Plaza de Toros di Siviglia in un giorno di festa.
Le modifiche volute dai librettisti ebbero il merito di rendere la vicenda più chiara e fluida eliminando dettagli inutili che avrebbero appesantito inutilmente l’opera.
Se si possono rintracciare nel libretto degli elementi di continuità con Mérimée è solamente grazie a Bizet. Fu il compositore a volere che, nel IV atto, i dialoghi di Mérimée fossero ripresi quasi per intero; Bizet fu l’unico a capire fino in fondo le peculiarità di Carmen come donna e a descriverne la vera essenza. La habanera e la scena delle carte (III atto), sono i momenti che delineano, più di ogni altro, il personaggio di Carmen: i testi di entrambe le arie furono scritti da Bizet stesso.
La partitura dell’opera, oltre alle modifiche effettuate da Guiraud già citate in precedenza, subì numerosi rimaneggiamenti da parte del compositore. I ripensamenti di Bizet sono imputabili primariamente all’esigenza di ridurre i tempi. Anche dopo i tagli l’opera risultò comunque troppo lunga: la prima rappresentazione di Parigi durò quattro ore e mezza intervalli compresi!
Bizet si trovò quindi costretto a fare delle scelte dure che implicarono anche il sacrificio di pezzi musicali davvero notevoli. Tra le scene accorciate si ricordano soprattutto la partenza della guardia uscente, il coro delle sigaraie, il lancio del fiore e il duello tra José ed Escamillo. Il IV atto, il più breve, fu ridotto notevolmente rispetto alle intenzioni originarie; l’epilogo della vicenda, con la morte di Carmen, si esaurisce nel giro di una decina di minuti.
Dall’Opéra-Comique a Vienna
Il 3 marzo 1875, giorno in cui Bizet fu insignito della Légion d’Honneur, Carmen andò in scena per la prima volta all’Opéra-Comique di Parigi. In sala erano presenti alcune delle più importanti personalità musicali francesi dell’epoca (Massenet,Offenbach, Gounod) nonché personaggi di spicco del mondo della letteratura tra cui Alexandre Dumas figlio.
Il ruolo di Carmen era stato affidato a Célestine Galli-Marié, quello di don José a Paul Lhérie.
Come racconta Halévy in una lettera ad un amico, l’inizio fu positivo ed incoraggiante. Il primo atto fu ben accolto con tanti applausi per le arie principali e chiamate al proscenio per gli interpreti. L’entusiasmo fu palpabile fino alla canzone del toréador del II atto che segnò l’inizio della fine. Nel III atto ci furono applausi solo per l’aria di Micaela mentre il IV atto fu accompagnato dal silenzio glaciale di un pubblico scandalizzato e seccato.
Alla fine dell’opera Bizet fu consolato soltanto da pochi amici. Gounoud lo accusò di aver copiato da lui la musica dell’aria di Micaela del III atto.
Il giorno dopo la stampa non fu clemente: i critici più conservatori accusarono Bizet di wagnerismo, altri criticarono aspramente l’immoralità e lo spietato realismo della storia. La sola voce favorevole fu quella di Théodore de Banville per il quotidiano Le National che lodò Bizet per aver creato un’opera con uomini e donne “reali” al posto delle abituali “marionette” dell’Opéra-Comique.
Le repliche di Carmen proseguirono per circa un anno ma l’interesse del pubblico fu alquanto scarso; l’opera di Bizet si guadagnò però i complimenti di Cajkovskij che assistette ad una delle repliche. Il famoso compositore russo scrisse:“Carmen è un capolavoro, in ogni senso della parola… una di quelle rare creazioni che esprimono gli sforzi di un’intera epoca musicale”.
A Parigi Carmen cadde nel dimenticatoio: non sarà più ripresa fino al 1883. Ma il destino dell’opera era un altro.
Poco prima di morire Bizet aveva firmato un contratto con l’Opera di Vienna. Con le modifiche apportate da Guiraud Carmen andò in scena all’Opera di Corte di Vienna il 23 ottobre 1875; fu un successo clamoroso.
Wagner e Brahms lodarono Bizet per il suo straordinario lavoro.
Vienna segnò l’inizio del successo di Carmen, un successo che persiste tutt’ora e che ha reso l’opera di Bizet, uno dei capisaldi del repertorio operistico internazionale.
Un’opera che è un capolavoro, un’opera che, come il suo compositore, non fu inizialmente capita… un’opera che ha saputo guadagnarsi, grazie alla potenza, all’armonia e all’equilibrio della sua partitura, un posto d’onore nell’Olimpo della musica.