Di: Giammarco Guzzetti - Foto: Brescia&Amisano
Nonostante un loggione insolitamente poco affollato e numerosi altri posti vuoti in tutta la sala, la terza recita del Lucio Silla di Mozart, inserita nel progetto la ScalAperta, ha incassato il favore del pubblico che ha salutato interpreti ed orchestra con applausi generosi ed acclamazioni.
Che la serata stesse andando meravigliosamente bene, lo si era già intuito dalle frequenti interruzioni alla fine delle arie principali per gli applausi degli spettatori, esaltati dai virtuosismi vocali di quest'opera giovanile mozartiana; nessuno avrebbe però mai immaginato un riscontro così positivo per un'opera praticamente sconosciuta, interessante dal punto di vista musicale ma lenta nell'azione e con un libretto povero e ripetitivo.
Inserendo il Lucio Silla nel cartellone della stagione, il Teatro Alla Scala ha dimostrato coraggio ed intraprendenza virtù che, alla fine, sono state premiate dal pubblico anche nelle recite precedenti.
Passando ai protagonisti della serata occorre, prima di tutto, segnalare la straordinaria prestazione dell'orchestra scaligera diretta dal direttore parigino Marc Minkowski, che ha fornito un'interpretazione briosa e piacevole della partitura mozartiana. Ouverture eseguita magistralmente. Minkowski ha scelto inoltre di effettuare un sapiente taglio delle scene considerate troppo ridondanti o non strettamente necessarie al mantenimento della struttura musicale dell'opera; scelta intelligente ed oculata che ha contribuito ad alleggerire una trama già di per sé poco credibile e statica. Minkowski, consapevole che la forza del Silla risiede nella musica e non nel libretto o nella vicenda, ha dato pieno risalto alle note di Mozart, riuscendo anche a trovare il giusto equilibrio con le voci dei cantanti.
Perfetta Lenneke Ruiten nel ruolo di Giunia, che già in passato aveva collaborato con il maestro Minkowski a Bruxelles nel ruolo di Ophelia. La Ruiten ha dimostrato una grande comprensione del personaggio risultando credibile sia dal punto di vista recitativo che da quello del canto. La sua voce non tentenna mai; sempre potente e corretta, sublime negli acuti ed incredibilmente stabile e definita in occasione dei numerosi virtuosismi vocali che dominano la partitura. Timbro vocale gradevole e caldo. L'apice si raggiunge con l'aria "Ah se il crudel periglio" poco prima dell'intervallo. Una piacevole scoperta.
Altrettanto non si può dire di Kresimir Spicer, il tenore che ha interpretato Lucio Silla. Particolarmente amato e lodato dal pubblico, Spicer è apparso incerto in più di un'occasione, forse più preoccupato a muoversi schizofrenicamente sulla scena che a controllare l'emissione della voce. Il cantato è risultato sgradevole con qualche mascherata ma comunque percettibile stonatura. Spicer è riuscito nella non facile impresa di rovinare praticamente tutte le arie del tiranno con la sua voce sguaiata ed indisciplinata, per poi sprecare anche l'ultima passerella prima del sipario dove, sceso nella buca dell'orchestra, ha cantato offrendo una misera prestazione l'aria "Se al generoso ardire" tratta dal Lucio Silla di Johann Chrstian Bach. A fine recita si è presentato spavaldamente in proscenio per ricevere i tributi del pubblico che era in delirio; buon per lui ma alla Scala sarebbe meglio se non tornasse più.
Marianne Crebassa è stata un buon Cecilio anche se non indimenticabile. Buona la voce, sempre intonata così come la presenza scenica. E' mancato solo quel tocco in più che le avrebbe permesso di fare una prestazione davvero rimarcabile. La Crebassa si è dimostrata convincente nella toccante aria del terzo atto "Pupille amate", forse il momento vocalmente più significativo del suo personaggio.
Molto bene l'unica italiana del cast, Giulia Semenzato, nei panni di Celia, la sorella di Silla. Lodevole estensione e controllo vocale, un piacere per l'udito. Perfetta nell'aria "Quando sugl'arsi campi", quando la sua ugola ha seguito perfettamente l'orchestra. Padrona della scena, sicura nei movimenti e nei gesti.
Inga Kalna, ovvero Cinna, ha conquistato fin dalla prima aria "Vieni ov'amor t'invita" i favori del pubblico. La Kalna è stata brava anche se, in alcuni momenti, l'emissione vocale è sembrata troppo debole ed incerta, completamente coperta dalla forza della musica.
Uno dei punti di forza del Silla milanese si rintraccia nella regia di Marshall Pynkoski, intelligente nel contribuire sapientemente, insieme alla direzione musicale, a colmare la staticità e la monotonia scenica dell'opera. Interessanti i movimenti dei personaggi che, in una sorta di passerella di moda, al momento della loro aria andavano ad occupare uno spazio di forma absidale al centro all'altezza del proscenio - una sorta di piccolo podio dove poter interagire direttamente con la platea-. Apprezzata la scelta di inserire dei divértissement (coreografia di Jeannette Lajeunesse Zingg) che accompagnassero la musica.
A fare da cornice le bellissime scenografie di Antoine Fontaine che, pur nella loro semplicità, hanno saputo ricreare perfettamente l'atmosfera del palazzo di Silla con colonne slanciate e suppellettili davvero appropriate. Fontaine ha realizzato anche i finissimi costumi, segliendo di trasportare l'azione al Settecento mozartiano; decisione coraggiosa ma non sbagliata visto i solidi legami tra le tematiche dell'opera e il contesto dell'Illuminismo filosofico e letterario in cui Mozart era immerso.
Che la serata stesse andando meravigliosamente bene, lo si era già intuito dalle frequenti interruzioni alla fine delle arie principali per gli applausi degli spettatori, esaltati dai virtuosismi vocali di quest'opera giovanile mozartiana; nessuno avrebbe però mai immaginato un riscontro così positivo per un'opera praticamente sconosciuta, interessante dal punto di vista musicale ma lenta nell'azione e con un libretto povero e ripetitivo.
Inserendo il Lucio Silla nel cartellone della stagione, il Teatro Alla Scala ha dimostrato coraggio ed intraprendenza virtù che, alla fine, sono state premiate dal pubblico anche nelle recite precedenti.
Passando ai protagonisti della serata occorre, prima di tutto, segnalare la straordinaria prestazione dell'orchestra scaligera diretta dal direttore parigino Marc Minkowski, che ha fornito un'interpretazione briosa e piacevole della partitura mozartiana. Ouverture eseguita magistralmente. Minkowski ha scelto inoltre di effettuare un sapiente taglio delle scene considerate troppo ridondanti o non strettamente necessarie al mantenimento della struttura musicale dell'opera; scelta intelligente ed oculata che ha contribuito ad alleggerire una trama già di per sé poco credibile e statica. Minkowski, consapevole che la forza del Silla risiede nella musica e non nel libretto o nella vicenda, ha dato pieno risalto alle note di Mozart, riuscendo anche a trovare il giusto equilibrio con le voci dei cantanti.
Perfetta Lenneke Ruiten nel ruolo di Giunia, che già in passato aveva collaborato con il maestro Minkowski a Bruxelles nel ruolo di Ophelia. La Ruiten ha dimostrato una grande comprensione del personaggio risultando credibile sia dal punto di vista recitativo che da quello del canto. La sua voce non tentenna mai; sempre potente e corretta, sublime negli acuti ed incredibilmente stabile e definita in occasione dei numerosi virtuosismi vocali che dominano la partitura. Timbro vocale gradevole e caldo. L'apice si raggiunge con l'aria "Ah se il crudel periglio" poco prima dell'intervallo. Una piacevole scoperta.
Altrettanto non si può dire di Kresimir Spicer, il tenore che ha interpretato Lucio Silla. Particolarmente amato e lodato dal pubblico, Spicer è apparso incerto in più di un'occasione, forse più preoccupato a muoversi schizofrenicamente sulla scena che a controllare l'emissione della voce. Il cantato è risultato sgradevole con qualche mascherata ma comunque percettibile stonatura. Spicer è riuscito nella non facile impresa di rovinare praticamente tutte le arie del tiranno con la sua voce sguaiata ed indisciplinata, per poi sprecare anche l'ultima passerella prima del sipario dove, sceso nella buca dell'orchestra, ha cantato offrendo una misera prestazione l'aria "Se al generoso ardire" tratta dal Lucio Silla di Johann Chrstian Bach. A fine recita si è presentato spavaldamente in proscenio per ricevere i tributi del pubblico che era in delirio; buon per lui ma alla Scala sarebbe meglio se non tornasse più.
Marianne Crebassa è stata un buon Cecilio anche se non indimenticabile. Buona la voce, sempre intonata così come la presenza scenica. E' mancato solo quel tocco in più che le avrebbe permesso di fare una prestazione davvero rimarcabile. La Crebassa si è dimostrata convincente nella toccante aria del terzo atto "Pupille amate", forse il momento vocalmente più significativo del suo personaggio.
Molto bene l'unica italiana del cast, Giulia Semenzato, nei panni di Celia, la sorella di Silla. Lodevole estensione e controllo vocale, un piacere per l'udito. Perfetta nell'aria "Quando sugl'arsi campi", quando la sua ugola ha seguito perfettamente l'orchestra. Padrona della scena, sicura nei movimenti e nei gesti.
Inga Kalna, ovvero Cinna, ha conquistato fin dalla prima aria "Vieni ov'amor t'invita" i favori del pubblico. La Kalna è stata brava anche se, in alcuni momenti, l'emissione vocale è sembrata troppo debole ed incerta, completamente coperta dalla forza della musica.
Uno dei punti di forza del Silla milanese si rintraccia nella regia di Marshall Pynkoski, intelligente nel contribuire sapientemente, insieme alla direzione musicale, a colmare la staticità e la monotonia scenica dell'opera. Interessanti i movimenti dei personaggi che, in una sorta di passerella di moda, al momento della loro aria andavano ad occupare uno spazio di forma absidale al centro all'altezza del proscenio - una sorta di piccolo podio dove poter interagire direttamente con la platea-. Apprezzata la scelta di inserire dei divértissement (coreografia di Jeannette Lajeunesse Zingg) che accompagnassero la musica.
A fare da cornice le bellissime scenografie di Antoine Fontaine che, pur nella loro semplicità, hanno saputo ricreare perfettamente l'atmosfera del palazzo di Silla con colonne slanciate e suppellettili davvero appropriate. Fontaine ha realizzato anche i finissimi costumi, segliendo di trasportare l'azione al Settecento mozartiano; decisione coraggiosa ma non sbagliata visto i solidi legami tra le tematiche dell'opera e il contesto dell'Illuminismo filosofico e letterario in cui Mozart era immerso.