Teatro pieno per la prima dedicata agli Under 30; 15 minuti d’applausi e ovazione finale per Anja Kampe ed il maestro Barenboim
“Che bello vedere il teatro pieno di giovani!”. Sono state queste le parole di Alexander Pereira che ha intrattenuto il pubblico degli Under 30 in attesa dell’arrivo del primo oboista che era in ritardo a causa di un incidente ferroviario.
Anche quest’anno, in occasione della Prima Under 30 del Fidelio di Ludwig Van Beethoven, il Teatro è stato riempito da un giovane pubblico che attendeva con curiosità ed emozione l’inizio della rappresentazione.
L’attesa è stata alla fine ripagata dalla sublime musica di Beethoven, magistralmente eseguita dall’Orchestra diretta dal monumentale Barenboim, e dall’acclamata prestazione di un cast davvero eccezionale.
Barenboim ha esaltato la partitura del genio di Bonn facendo raggiungere alla sua orchestra picchi di perfezione esecutiva impensabili. Il maestro ha dimostrato una straordinaria capacità di lettura musicale e tematica dell’opera riuscendo a trasmettere totalmente la profondità artistica ed umana dell’unico capolavoro operistico beethoveniano. Il pubblico ha seguito con attenzione incamerando ogni passaggio orchestrale e, alla fine, ha portato in trionfo quello che, senza alcun dubbio, è uno dei migliori direttori d’orchestra in circolazione.
Il pubblico, completamente assorto e coinvolto emotivamente dalla potenza musicale e tematica dell’Opera non ha interrotto, salvo in occasione dell’aria di Leonore del primo atto, il fluire delle note e delle voci, per poi esplodere in un unico accorato tributo finale fatto di applausi ed acclamazioni che è andato avanti per un quarto d’ora abbondante senza risparmiare nessuno.
Se Barenboim e l’orchestra sono stati straordinari, il cast dei cantanti non è stato da meno. La vera eroina della serata, la beniamina del pubblico ha un nome ed un cognome: Anja Kampe nel ruolo di Leonore, ovvero Fidelio. La soprano italiana di origine tedesche ha saputo guadagnarsi i plausi del pubblico grazie ad una presenza scenica e ad una capacità di recitazione impressionante: brava nel primo atto, perfetta nel secondo. Intonata e corretta nel canto (anche se non indimenticabile), ha saputo bilanciare sapientemente cantato e recitato entrando perfettamente nel ruolo della determinata e coraggiosa Leonore.
Mojca Erdmann è stata una perfetta Marzelline; potente ma equilibrata vocalmente ha convinto tutti pure nei recitativi, dimostrando un’impressionante bravura anche come attrice teatrale.
La Erdmann ha saputo prendere in mano le redini della coppia Marzelline-Jaquino sopperendo anche alle carenze sceniche di Florian Hoffmann (Jaquino) corretto nel canto ma più incerto e traballante nelle parti recitate.
Un plauso allo straordinario Falk Struckmann che ha regalato al pubblico un Don Pizarro monumentale. Struckmann ha fatto della sua voce risoluta ed autoritaria uno straordinario strumento recitativo che non è passato inosservato ricevendo il giusto tributo dal teatro.
Quest’indimenticabile prestazione ha trovato il suo punto culminante nell’aria “Ha! Ha! Ha! Welch’ein Augenblich dove tutta la malvagità e la rabbia del personaggio sono esplose arrivando immediatamente al pubblico.
Altrettanto convincente è apparso Kwangchul Youn - Rocco- preciso e pulito nel canto, ironico nel primo atto per elevarsi poi a personaggio di grande statura morale al momento del salvataggio di Florestan.
Bene il Florestan di Klaus Florian Vogt, profondo e malinconico nell’aria all’inizio del secondo atto.
Tanti applausi anche per Peter Mattei, ovvero il ministro Don Fernando.
Una nota di merito va sicuramente all’eccellente coro del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni che ha fatto tesoro di tutte le note e le correzioni di Barenboim durante le prove, regalando al pubblico un sublime e toccante coro dei prigionieri eccezionale nel suo connubio di voci.
Con buona pace dei tradizionalisti anche quest’anno la Scala ha scelto una regia moderna ed innovativa, questa volta di Deborah Warner. La modernità delle scenografie e dei costumi è comunque rispettosa del messaggio dell’opera e quindi accettabile. Più che questo aspetto però, colpisce il simbolismo della messa in scena che contribuisce a meglio veicolare e rafforzare il messaggio del Fidelio: il trionfo dell’amore e della giustizia che vince sul male e sugli abusi del potere. Geniale, in questo senso, la caduta di una parete sotto i colpi del popolo che irrompe violentemente in scena accompagnando il ministro don Fernando che, per una volta, rappresenta un politico giusto ed equilibrato giunto nella prigione per mettere fine agli abusi di potere di Don Pizarro.
Quindi brava Deborah Warner che ha saputo cogliere la modernità del Fidelio attualizzandolo in modo da creare una perfetta sinergia tra musica, azione scenica e canto.
Questo Fidelio è dunque il risultato di un perfetto lavoro di squadra dove le forze di alcuni hanno offuscato le lievi imprecisioni di altri portando l’opera di Beethoven ad un trionfo più che meritato.
Fidelio: un successo per il cast ed il maestro Barenboim; un successo per la Scala che per il 7° anno di fila organizza una Prima interamente riservata agli Under 30; un successo per i giovani stessi che, riempiendo il Piermarini, hanno dato la risposta più eloquente a tutti quei giornalisti e commentatori che, troppo spesso mortificano i ragazzi d’oggi dipingendoli come superficiali e conformisti: il teatro al gran completo è stata l’ennesima dimostrazione che i giovani non sono tutti uguali. I giovani frequentano i teatri, affrontano interminabili code notturne per accaparrarsi un biglietto, leggono e s’informano ma soprattutto apprezzano la vera arte. Qualche sorpresa?
Anche quest’anno, in occasione della Prima Under 30 del Fidelio di Ludwig Van Beethoven, il Teatro è stato riempito da un giovane pubblico che attendeva con curiosità ed emozione l’inizio della rappresentazione.
L’attesa è stata alla fine ripagata dalla sublime musica di Beethoven, magistralmente eseguita dall’Orchestra diretta dal monumentale Barenboim, e dall’acclamata prestazione di un cast davvero eccezionale.
Barenboim ha esaltato la partitura del genio di Bonn facendo raggiungere alla sua orchestra picchi di perfezione esecutiva impensabili. Il maestro ha dimostrato una straordinaria capacità di lettura musicale e tematica dell’opera riuscendo a trasmettere totalmente la profondità artistica ed umana dell’unico capolavoro operistico beethoveniano. Il pubblico ha seguito con attenzione incamerando ogni passaggio orchestrale e, alla fine, ha portato in trionfo quello che, senza alcun dubbio, è uno dei migliori direttori d’orchestra in circolazione.
Il pubblico, completamente assorto e coinvolto emotivamente dalla potenza musicale e tematica dell’Opera non ha interrotto, salvo in occasione dell’aria di Leonore del primo atto, il fluire delle note e delle voci, per poi esplodere in un unico accorato tributo finale fatto di applausi ed acclamazioni che è andato avanti per un quarto d’ora abbondante senza risparmiare nessuno.
Se Barenboim e l’orchestra sono stati straordinari, il cast dei cantanti non è stato da meno. La vera eroina della serata, la beniamina del pubblico ha un nome ed un cognome: Anja Kampe nel ruolo di Leonore, ovvero Fidelio. La soprano italiana di origine tedesche ha saputo guadagnarsi i plausi del pubblico grazie ad una presenza scenica e ad una capacità di recitazione impressionante: brava nel primo atto, perfetta nel secondo. Intonata e corretta nel canto (anche se non indimenticabile), ha saputo bilanciare sapientemente cantato e recitato entrando perfettamente nel ruolo della determinata e coraggiosa Leonore.
Mojca Erdmann è stata una perfetta Marzelline; potente ma equilibrata vocalmente ha convinto tutti pure nei recitativi, dimostrando un’impressionante bravura anche come attrice teatrale.
La Erdmann ha saputo prendere in mano le redini della coppia Marzelline-Jaquino sopperendo anche alle carenze sceniche di Florian Hoffmann (Jaquino) corretto nel canto ma più incerto e traballante nelle parti recitate.
Un plauso allo straordinario Falk Struckmann che ha regalato al pubblico un Don Pizarro monumentale. Struckmann ha fatto della sua voce risoluta ed autoritaria uno straordinario strumento recitativo che non è passato inosservato ricevendo il giusto tributo dal teatro.
Quest’indimenticabile prestazione ha trovato il suo punto culminante nell’aria “Ha! Ha! Ha! Welch’ein Augenblich dove tutta la malvagità e la rabbia del personaggio sono esplose arrivando immediatamente al pubblico.
Altrettanto convincente è apparso Kwangchul Youn - Rocco- preciso e pulito nel canto, ironico nel primo atto per elevarsi poi a personaggio di grande statura morale al momento del salvataggio di Florestan.
Bene il Florestan di Klaus Florian Vogt, profondo e malinconico nell’aria all’inizio del secondo atto.
Tanti applausi anche per Peter Mattei, ovvero il ministro Don Fernando.
Una nota di merito va sicuramente all’eccellente coro del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni che ha fatto tesoro di tutte le note e le correzioni di Barenboim durante le prove, regalando al pubblico un sublime e toccante coro dei prigionieri eccezionale nel suo connubio di voci.
Con buona pace dei tradizionalisti anche quest’anno la Scala ha scelto una regia moderna ed innovativa, questa volta di Deborah Warner. La modernità delle scenografie e dei costumi è comunque rispettosa del messaggio dell’opera e quindi accettabile. Più che questo aspetto però, colpisce il simbolismo della messa in scena che contribuisce a meglio veicolare e rafforzare il messaggio del Fidelio: il trionfo dell’amore e della giustizia che vince sul male e sugli abusi del potere. Geniale, in questo senso, la caduta di una parete sotto i colpi del popolo che irrompe violentemente in scena accompagnando il ministro don Fernando che, per una volta, rappresenta un politico giusto ed equilibrato giunto nella prigione per mettere fine agli abusi di potere di Don Pizarro.
Quindi brava Deborah Warner che ha saputo cogliere la modernità del Fidelio attualizzandolo in modo da creare una perfetta sinergia tra musica, azione scenica e canto.
Questo Fidelio è dunque il risultato di un perfetto lavoro di squadra dove le forze di alcuni hanno offuscato le lievi imprecisioni di altri portando l’opera di Beethoven ad un trionfo più che meritato.
Fidelio: un successo per il cast ed il maestro Barenboim; un successo per la Scala che per il 7° anno di fila organizza una Prima interamente riservata agli Under 30; un successo per i giovani stessi che, riempiendo il Piermarini, hanno dato la risposta più eloquente a tutti quei giornalisti e commentatori che, troppo spesso mortificano i ragazzi d’oggi dipingendoli come superficiali e conformisti: il teatro al gran completo è stata l’ennesima dimostrazione che i giovani non sono tutti uguali. I giovani frequentano i teatri, affrontano interminabili code notturne per accaparrarsi un biglietto, leggono e s’informano ma soprattutto apprezzano la vera arte. Qualche sorpresa?